Viaggio lunghissimo. Per mancanza di coincidenze con il treno che va a Fiumicino, partiamo praticamente la sera prima del volo.
La nottata passa tutto sommato abbastanza bene. All’aeroporto facciamo conoscenza con una signora cubana che ci racconta praticamente tutta la sua vita e i suoi progetti futuri… 4 ore di racconti.
In aereo tutto a posto. Dopo parecchie ore di volo arriviamo al JFK di New York verso le 15, stanchi, ma contenti.
L’anno scorso arrivammo al JFK a notte fonda e l’impatto fu devastante. Tutto molto caotico e difficile. Quest’anno invece la situazione ci appare nettamente più tranquilla, semplice.
Decidiamo di arrivare al nostro albergo di Manhattan con la metro. E’ tutto molto semplice, veloce e puntuale. In meno di un ora siamo al Leo House di Manhattan, sulla 23th street, nella zona del Chelsa.
Il Leo House è una struttura un po’ particolare. È una guest house gestita da un ordine di suore francesi. La struttura e gli addetti trasmettono una sensazione molto accogliente e familiare. La nostra stanza è la 605, semplice, non lussuosa. Ma pulita e comoda. Abbiamo l’ascensore ed il bagno in camera (cosa non sempre scontata a Manhattan). Alla TV via cavo trasmettono CSI e Lost. Purtroppo non c’è connettività ad Internet in camera.
Visto che è ancora pomeriggio, decidiamo di fare un giro perlustrativo della zona. Il Chelsa è una zona tranquilla della middle town, vicina all’Empire State Building e Time Square.
Cominciamo ad accusare la stanchezza. Verso l’ora di cena mangiamo al Dallas BBQ sulla 23th street, un ristorante in stile Texano sulla 23th street. Ciò che caratterizza questo locale è il tono delle persone presenti nella sala, che è altissimo. Praticamente urlano tutti, ridono, scherzano. Sempre ad alta voce. Se vuoi farti sentire da una persona che hai a mezzo metro devi strillare. Comunque si mangia bene, lo consigliamo.
Torniamo al Leo House dove ci attende una gran dormita.