Grazie al servizio Tripline pubblichiamo l’itinerario del nostro viaggio di nozze negli USA nel 2008.
settembre 04 2008
Giorno 35: Viaggio di ritorno Los Angeles-Dublino-Roma
Da 2008-08-31 Viaggio Los Angeles-Dublino-Roma |
Eccoci giunti al viaggio di ritorno. Partenza da Oxnard, direzione LAX (Los Angeles International Airport). Arriviamo all’aeroporto in un ora circa, riconsegnamo la nostra fantastica auto. La preparazione delle valige di ieri sera è stata ardua. Abbiamo superato abbondantemente i limiti di peso consentiti dalla nostra compagnia aerea. All’interno del LAX senza troppa difficoltà facciamo il checkin, fortunatamente ci abbonano il peso in eccesso e così ci dirigiamo al gate. Lo scalo sarà a Dublino e la durata della prima tratta è di ben 10 ore. Ci siamo organizzati con i nostri Ipod contenenti film, musica e podcast. Arrivati a Dublino abbiamo circa 5 ore di attesa e poi di nuovo 3 ore per arrivare a Roma. Dopo giorno abbondante di viaggio finalmente atterriamo a Fiumicino dove ci aspettano Luciano e Sandra per riportarci a casa.
Arriviamo a casa a mezza notte circa ora italiana. Non abbiamo sonno. Abbiamo 9 ore di differenza di fuso orario. Il giorno dopo in compenso dormiamo 15 ore di fila e ci svegliamo per l’ora di cena, dove ci aspetta una cena dai suoceri a base di lasagne (o pasta al forno come si dice a Foligno).
Potrà sembrare strano. I 35 giorni di avventure e viaggi negli USA sono volati. L’esperienza è davvero forte e se si ha la possibilità, consigliamo di affrontare un viaggio simile al nostro.
Ora che siamo a casa, potrà cominciare finalmente la nostra vita da sposati. Abbiamo ancora 1000 cose da sistemare con la casa. Abbiamo tutto il tempo davanti a noi.
Questo blog, almeno per il momento, termina qui. Speriamo di avervi tenuto compagnia e di avervi fatto passare un viaggio di nozze virtuale insieme a noi. Forse, tra qualche tempo, pubblicheremo i migliori scatti ad alta risoluzione.
Ci farete felici se ci lascerete qualche commento finale. A presto!
Da 2008-08-30 Sa… |
Ultimo giorno negli USA. Domani si riparte per tornare a casa. Buona parte della giornata la passeremo a Santa Barbara, cittadina turistica a nord di Los Angeles.
Santa Barbara ha delle grandi e lunghe spiagge, palme dappertutto, tipiche delle spiagge californiane. Facciamo una passeggiata lungo mare. Ci sono tantissimi pellicani. Ci divertiamo a scattare qualche foto, sperando di sorprenderli in qualche espressione particolarmente buffa. Ci sono vari personaggi lungo la spiaggia, artisti di strada, viaggiatori, centauri. La pista ciclabile accoglie numerose persone in bicicletta, skateboard, roller blade, rishò, tandem. Ogni tanto passa qualche ricco signore con la sua limousine, Ferrari o qualche bellissima auto d’epoca.
A metà pomeriggio il nostro fido Google Earth ci informa che proprio vicino al nostro motel c’è un grande outlet a Camarillo. Non ci facciamo scappare l’occasione e decidiamo di fare gli ultimi acquisti e di svuotare definitivamente i nostri portafogli e le nostre carte di credito.
In serata invece, arrivati al nostro motel di Oxnard proviamo a fare le nostre valige. La roba da riportare è notevolmente aumentata. Ci sono Levi’s, Nike, Adidas, Reebok e molto altro ancora. Non so se la passeremo liscia o se ci faranno pagare il sovrappeso…
Domattina abbiamo l’aereo che parte da Los Angeles e arriverà a Roma lunedì facendo scalo a Dublino.
Questo è l’ultimo messaggio che postiamo dagli USA, le nostre avventure americane terminano qui. Appena tornati a casa, faremo il punto della situazione.
A presto!
Da 2008-08-29 Mo… |
Da Monterey a Lompoc scegliamo di arrivarci attraverso la Highway 1, che è una strada panoramica che passa sulla costa californiana. La visuale che abbiamo è suggestiva, si vede la costa toccata dall’Oceano Pacifico. Ampie scogliere, spiagge, onde alte, vento, surfisti, leoni marini. Troviamo purtroppo per una ampia parte del tragitto un po’ di nebbia e godiamo dello spettacolo solo a metà.
Dopo quasi quattro ore di viaggio arriviamo a Lompoc, piccola cittadina statunitense dove abbiamo il nostro motel.
Da 2008-08-28 Mo… |
Con la partenza da San Francisco abbiamo cominciato a scendere verso Los Angeles, dove tra pochi giorni avremo l’aereo per il ritorno a casa. Eh si, purtroppo siamo quasi alla fine della nostra luna di miele.
In questi ultimi due gioni abbiamo in programma viaggi abbastanza brevi e rilassanti. Monterey è stata una tappa relax. Si tratta di una cittadina di 30000 abitanti che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Abbiamo fatto un giro per il molo e per qualche viuzzola della cittadina. Scattate alcune foto ai leoni marini presenti anche qui e tornati al nostro motel.
agosto 29 2008
Giorno 31: Silicon Valley, Winchester Mystery House
Tagged Under : Silicon Valley, Winghester Mystery House
Da 2008-08-27 Si… |
Prima di partire questa mattina eravamo molto elettrizzati dall’idea di attraversare la Silicon Valley e di visitare i colossi informatici. Euforia svanita rapidamente in quanto la visita è stata una vera delusione.
Andiamo con ordine. Partiamo dal nostro motel di San Francisco in direzione Silicon Valley. La prima tappa la facciamo a Stanford University. Vogliamo vedere come sono i campus universitari americani, soprattutto vedere Stanford, cioè una delle migliori università americane. Da questa università sono stati sfornati diversi personaggi, tra cui Larry Page e Sergey Brin, fondatori di Google.
L’università di Stanford è praticametne una cittadina. Grande, ben organizzata, distaccata da qualunque distrazione, immersa nel verde. All’interno numerosi servizi a disposizione per gli studenti (free shuttle, connessione Wifi ovunque ad esempio). Addirittura è possibile fare il biglietto per visitare l’università. Noi non abbiamo tempo e facciamo un giro da soli nel William Gates Computer Science Building. Notare che William Gates è Bill Gates, il papà di Microsoft. All’interno dell’edificio è tutto perfetto, tutto in ordine, pulito, con mobilio e finiture di qualità. Nei corridoi ci sono divanetti e bei tavoli per studiare. Non c’è confronto con le nostre università, dove se va bene si studia su un tavolo rotto o su un gradino delle scale. Le aule sono tutte piccole (15-20 persone al massimo). Sembra esserci un rapporto molto ravvicinato con i professori. Ci sono anche gli studi dei ricercatori, ben fatti, pieni di attrezzature. Ci sono diverse vetrine dove è possibile ammirare ad esempio i primi Mac, alcuni prototipi di hard disk ecc. Il Computer Scienze Building è realizzato grazie a finanziamenti provenienti direttamente da Microsoft, Sun, HP, IBM ed altre aziende di questo calibro. Anche gli altri edifici non sono da meno. Gli uffici amministrativi sono belli, tutti i PC sono nuovi. Ve l’immaginate la segretaria della vostra università con un bellissimo iMac da 24 pollici? Lì è realtà.
Riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo a Mountain View per vedere la sede di Google. Ahimé, comincia la delusione. La sede di Google è un insieme di edifici avvolti nel verde californiano. L’area è così vasta che ci sono intere strade che transitano in mezzo. Parcheggiamo in uno dei parcheggi e cerchiamo di avvicinarsi al centro dei vari edifici per trovare magari uno spazio dedicato ai visitatori. Almeno, così ce l’immaginavamo. In effetti non ci sono punti controllati, accessi ristretti, sbarre ecc. Entriamo tranquillamente e passeggiamo per i vialetti. Ci sono dipendenti di Google che fanno pausa pranzo, che scherzano, che giocano a biliardino, che camminano anche loro per i vialetti. Arrivato al centro della struttura ci sentiamo chiamare. Un adetto della sicurezza ci si avvicina e con aria poco cordiale ci allontana immediatamente. Ci scorta fuori e ci segue per tutto il tragitto fino alla nostra auto. Incredibile. Per essere lì devi avere una ragione ben precisa. Su invito o per qualche altro motivo. Non eravamo gli unici ovviamente ad essere portati fuori.
Probabilmente è giusto tenere alla larga chi non c’entra nulla con la loro azienda. Però non era meglio mettere un recinto all’area piuttosto che buttare fuori gente dalla sicurezza? Google visto da fuori è lo specchio della trasparenza, dell’apertura. Vi assicuriamo che nella realtà, è un posto inavvicinabile, intoccabile, prepotente. Non so possono scattare fotografie, nemmeno dalla strada. Probabilmente a Google dovrebbero pensare anche alle tantissime persone che desiderano visitare la loro azienda informatica che è una delle più grandi del mondo. Per fare un esempio, la visita di Levi’s ieri è stata molto bella. All’ingresso dell’azienda è stata organizzato uno spazio molto bello con alcuni capi, foto e quant’altro che hanno fatto la storia dell’azienda. A Google questo non è possibile.
Riprendiamo l’auto ed andiamo da Yahoo! Anche qui, l’azienda si sviluppa su numerosi edifici. Troviamo l’ingresso, entriamo. La signorina della reception, se non altro, in modo più gentile si dice dispiaciuta ma non sono organizzati per dei tour per i visitatori. Usciamo ed andiamo via.
Avevamo in lista una serie di aziende da vedere. Decidiamo di sfilare con l’auto solo avanti agli edifici, per vedere le dimensioni, capire come sono collocati. Cisco, McAfee, Canon, Sun, Microsoft, sono tutte lì, vicine a pochi passi l’una dall’altra. Probabilmente salendo sul tetto di un edificio si vedono tutte. Infine arriviamo alla Intel che si è invece dimostrata più matura, seria ed organizzata. C’è un area con addirittura 5-6 persone che si occupano di far visitare un museo creato all’interno dell’azienda. Una signora ci intrattiene spiegandoci e facendoci vedere delle cose per una mezz’ora. E’ stata molto cordiale, abbiamo visto un pezzo di Intel, siamo rimasti soddisfatti.
Andiamo via dalla Silicon Valley, passiamo ad altro. Eccoci arrivati alla Winchester Mystery House. Nel 1884 la vedova Sarah Winchester cominciò a perseguire un progetto che avrebbe occupato i 38 anni successivi della sua vita: la costruzione della casa vittoriana poi conosciuta come Winchester Mystery House, a causa della mille inspiegabili stranezze che la caratterizzano.
La casa voluta da Sarah Winchester è una meraviglia architettonica dei suoi tempi: 160 stanze, luci a gas, tre ascensori, 47 camini, pavimenti in parquet, candelieri in oro e argento e vetri artistici di Tiffany. La costruzione dell’edificio durò fino al 5 settembre 1922 e venne a costare oltre 5 milioni di dollari.
La visita della Winchester Mystery House tocca 110 stanze e conduce alla scoperta dei bizzarri fenomeni che danno il nome alla magione: finestre costruite sul pavimento, scale che non conducono in nessun luogo, porte che accedono a pareti di mattoni. Nessuno è stato in grado di spiegare i misteri della Mistery Mansion o perché la signora Winchester si sia accanita a costruirla per 38 anni. Secondo alcuni era un modo tutto suo di ricordare il marito e la figlia prematuramente scomparsi e salvarli così dagli spiriti malvagi di tutti gli uomini morti a causa delle armi prodotte dalla loro fabbrica d’armi.
Riprendiamo la nostra auto e puntiamo verso Monterey, dove pernotteremo per due giorni.
Da 2008-08-26 Sa… |
Alcatraz è l’isola che abbiamo deciso di visitare oggi. Si tratta dell’ex carcere di massima sicurezza degli USA dismesso nel 1963 a causa degli elevati costi di gestione.
Il carcere di Alcatraz è da sempre famoso per l’estrema rigidità con cui erano trattati i detenuti. Chi veniva mandato ad Alcatraz era solitamente considerato estremamente pericoloso o aveva già tentato la fuga da altre prigioni. I carcerati erano costretti a scontare la loro pena in una cella singola dalle dimensioni particolarmente ridotte. Le mancanze disciplinari venivano punite con la reclusione al buio e al freddo nelle celle d’isolamento. Le vicende di Alcatraz hanno ispirato molti film, soprattutto per tutto ciò che concerne i tentativi di evasioni.
Per visitare Alcatraz abbiamo dovuto prenotare in anticipo attraverso il sito dell’unica azienda abilitata a traghettare i turisti sull’isola. Il traghetto ci mette pochi minuti ad arrivare. Una volta lì prendiamo le audio guide (italiano compreso) per apprendere in dettaglio il funzionamento del carcere.
Il racconto dell’audio tour è raccapricciante. Il carcere di Alcatraz fa rabbrividire. Entriamo all’interno della struttura principale per vedere le celle. Veramente piccole. I detenuti non avevano nessuna vista sulla splendida baia di San Francisco. Mentre passeggiamo per i vari bracci della prigione, l’audio ci dice che era proprio in quelle celle era stato lì Al Capone. Le celle di isolamento fanno particolare impressione. Ci sono ancora i segni dei tentativi di fuga. Il caso più famoso di fuga da Alcatraz riguarda i detenuti Frank Morris ed i fratelli John e Clarence Anglin che l’11 giugno 1962 riuscirono ad uscire dalle loro celle attraverso l’impianto di ventilazione (lasciando dei manichini da loro costruiti sulle brande per cercare di camuffare il più a lungo possibile la fuga) e ad arrivare, servendosi di un gommone fatto di impermeabili, fino alla costa dove fecero perdere definitivamente le loro tracce. Ci sono ancora i finti manichini e si vedono i buchi che hanno usato per accedere all’impianto di ventilazione.
Fatti i vari giri per Alcatraz, torniamo sulla terra ferma. Nelle vicinanze c’è la sede principale di Levi’s Strauss. Andiamo ed entriamo all’interno. Una parte dell’azienda è visitabile. C’è una sorta di museo contenenti alcune chicche per gli amanti dei jeans californiani. Ad esempio i primissimi Levi’s 501 di fine 1800, ed altri modelli che hanno segnato la storia dell’azienda.
Poi facciamo un salto al Pier 39 (molo 39) dove sono presenti un nutrito gruppo di leoni marini. Sono tanti e sono animali simpaticissimi da guardare. Stanno tutti ammassati su delle piattaforme di legno in mezzo al mare. Ogni tanto si tuffano in aqua, poi tornano su. Spesso quando emergono, non c’è posto sulla piattaforma. Allora cominciano a litigare l’uno con l’altro e si danno le spinte per buttarsi in acqua.
E’ sera, l’ultima tappa la facciamo alla Treasure Island, dove c’è una magnifica vista di San Francisco ed il suo Oakland Bay Bridge. Facciamo numerose foto e torniamo al nostro motel. Domani abbandoniamo San Francisco per andare a Monterey. Ovviamente faremo tappa alla Silicon Valley.
agosto 26 2008
Giorno 29: San Francisco
Da 2008-08-25 Sa… |
Fa freddo, c’è vento e un po’ di nebbia. Abbiamo in programma la visita di alcuni punti di interesse ed alcuni punti panoramici. Partiamo da Twin Peaks, un punto in collina che ci permette di vedere dall’alto San Francisco. Poi andiamo ad Haight Street, una zona in cui si trovano varie case in stile vittoriano.
Questa via è molto particolare, soprattutto per la gente che la frequenta. C’è gente di tutti i tipi. Tattuati, bullonati, colorati, vestiti, svestiti, barboni, mendicanti, artisti di strada, signore distinte che fanno shopping. Non abbiamo mai visto da un mese a questa parte così tanti mendicanti a chiedere l’elemosina. C’era perfino un gruppo di giovani ragazzi che chiedevano soldi ed avevano un cartello con scritto “I want beer”.
Poi torniamo nella downtime per un altro paio di giri e verso il tardo pomeriggio andiamo sul Golden Gate Bridge ed arriviamo a Sausalito, dove c’è una bella vista su San Francisco e i suoi ponti. Facciamo alcune foto in notturna che sicuramente stamperemo in grande formato.
agosto 25 2008
Giorno 28: San Francisco
Da 2008-08-24 Sa… |
Ci svegliamo tardi. Dobbiamo andare in perlustrazione al centro di San Francisco. Prima di andare cerchiamo di capire quant’è complicato muoversi dal nostro motel al centro della città. Per questo usiamo il computer. Vediamo che ci sono varie tipologie di trasporti. A dire il vero troppi. Bus, bus elettrici, tram elettrici, tram a fune, metro. Da impazzire. Ci sono molte fermate, molte destinazioni. Dal sito dell’azienda municipalizzata che gestisce i trasporti leggiamo che i mezzi di trasporto montano un sistema GPS ed indicano sul sito con estrema precisione la loro posizione, l’orario preciso di arrivo ad una determinata fermata e l’orario presunto di arrivo alla stazione di destinazione (calcolando ovviamente le condizioni di traffico). Incredibile. Però noi, rimaniamo tempestati di informazioni ed alla fine non capiamo a quale fermata dobbiamo andare e soprattutto quale bus o tram prendere.
Usciamo dalla nostra stanza, andiamo a verifirare di persona. E’ freddo, c’è il vento. Camminiamo un po’, poi qualcosa non ci torna. Ci guardiamo, poi guardiamo la gente che ci circonda. Poi ci guardiamo ancora. Siamo finiti su un quartiere nero. La gente che ci circonda è tutta di colore, le case non sono un gran che. La gente ci guarda, dalla testa ai piedi, dai piedi alla testa. Ci sono ragazzi, bullonati, con casacche grandi, con cannottiere, che ascoltano rap. Altri sono semplicemente appoggiati ai muri. Qualcuno beve. Ci spaventiamo un po’. Ci sembra di essere nel Bronx. Abbandoniamo l’idea di prendere il bus, torniamo in fretta al motel dove abbiamo lasciato la nostra auto. Mettiamo in moto ed andiamo in centro in cerca di un parcheggio. Una volta parcheggiato, finalmente ci godiamo San Francisco.
San Francisco è davvero una bellissima città. Bella, pulita. Bella gente. Non c’è la gente obesa tipica di New York. Ci sono tantissimi giovani. Ben vestiti, ordinati. Siamo in Market Street, la via dei negozi. Ci sono i tram che girano. Alcuni tram sono storici. Vengono trainati a fune per la salita, mentre per la discesa il tranviere usa i freni.
Facciamo tappa all’Apple Store. Due piani di meraviglie. Poi continuiamo. Vediamo un ristorante dal nome “Ristorante bella Umbria”. Ha appeso alcuni ritagli di giornale, tra cui “La gazzetta di Foligno”.
Poi decidiamo di fare una tappa al molo, dove si vede lo spettacolare Golden Bridge. Facciamo due passi. C’è gente che fa jogging, altri che passeggnano, altri che leggono. La gente è cordiale, saluta, sorride, ti spiegano cose. Volano molti pellicani. Dal porticciolo si vede benissimo Alcatraz. Le casette che circondano il piccolo porto sono belle, curate. Hanno finestre grandissime, dove si vede come sono fatte.
Bel giro. San Francisco ci piace. Abbiamo altri due giorni da passare qui.
Da 2008-08-23 Yo… |
Abbiamo sbagliato i calcoli. Dovremmo partire da Visalia, visitare il Sequoia Park, poi lo Yosemite Park e poi partire per San Francisco. Sono oltre 600km da percorrere e troppa roba da visitare. Avremmo dovuto probabilmente mettere una tappa intermedia. Decidiamo di eliminare dalla nostra tappa la visita al Sequoia Park ed andiamo direttamente allo Yosemite.
Arriviamo allo Yosemite verso mezzo giorno. Sappiamo che dopo la visita del parco avremo altre cinque ore di viaggio per arrivare al nostro albergo di San Francisco, perciò la visita dovrà essere breve.
Lo Yosemite si presenta come un parco molto completo. Ci sono le montagne di granito, c’è molto verde, la foresta, molti animali, ci sono fiumi e cascate. Si possono fare escursioni di vario tipo, lunghezza, difficoltà. Proviamo a farne uno, semplice. Siamo abbastanza stanchi dal lungo viaggio di ieri. Decidiamo di vedere le cascate. La guida (in italiano!) dice che c’è una cascata che fa un salto di oltre 400mt. Partiamo, facciamo il sentiero, arriviamo sul posto e… Ahi, la cascata non c’era! Un cartello spiegava che la cascata, formata dallo scoglimento di ghiacciai è visibile da ottobre alla primavera. Finiamo il giro e torniamo alla nostra auto.
Decidiamo di andare da un altra parte del parco dove sono presenti le squoia. Anche qui, come al Sequoia Park, ce ne sono molte. Il parco è molto grande e per arrivare alla zona delle sequoia c’è addirittura un ora di auto.
Parcheggiamo e chiediamo ad un ranger di indicarci la più grande sequoia, la biggest tree. Seguiamo il sentiero che ci indica. Durante il percorso passiamo tra decine di sequoia, grandi, grandissime. Bellissime. Poi finalmente arriviamo alla più grande. La Grizzly Giant. Ha un età stimata di 1900/2400 anni ed è alta 64mt. Straordinaria, imponente. Facciamo le foto di rito e terminiamo il nostro giro.
Poi riprendiamo la macchina e programmiamo il nostro Tomtom. Sono le 7 del pomeriggio. Dovremmo arrivare attorno a mezzanotte a San Francisco. Il nostro Tomtom invece commette un errore clamoroso. Nel tentativo di abbreviare la strada ci proietta in una lunga, stretta e curvosa strada tra le montagne del parco. Abbiamo perso almeno un ora tra andare e tornare da quella stradina. Il risultato è che siamo arrivati a San Francisco a notte fonda. Per accedere alla nostra stanza, abbiamo praticamente svegliato l’omino, che si è presentato in ciabatte, con gli occhi appiccicati e ci ha dato la chiave. Entrati nella stanza, abbiamo dormito profondamente anche noi.